CFA - Centro Flora Autoctona
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Fiorume 2.0​

Fior.e.Forma

Progetto Fiorume
Il prato donatore di fiorume

La produzione di fiorume di qualità nasce da un prato donatore di qualità, perché i semi raccolti non possono che arrivare da un prato ricco di specie autoctone con buone caratteristiche genetiche e fenologiche. Un prato donatore deve pertanto:
  • avere una composizione floristica tale da consentire lo sviluppo della vegetazione target (habitat);
  • essere ricco in specie autoctone di pregio dal punto di vista ecologico, vegetazionale ed eventualmente produttivo, con ridotta presenza di ruderali e infestanti;
  • essere privo di specie esotiche e/o con loro presenza contenuta e localizzata;
  • essere soggetto a modalità di gestione note;
  • essere ubicato in zone accessibili e idonee all'impiego dei macchinari per la raccolta;
  • essere compatibile con il sito da inerbire dal punto di vista ecologico e geografico.​

​La composizione floristica viene normalmente determinata rilevando l’insieme delle specie presenti e la loro abbondanza relativa, ad esempio tramite i cosiddetti rilievi fitosociologici all’interno di parcelle rappresentative scelte a caso all’interno del prato. In generale, maggiore è il numero di specie significative dal punto di vista ambientale, di specie rare e/o di quelle fortemente legate alle condizioni ambientali proprie dell’habitat in questione, maggiore sarà il valore del prato donatore.

Un aspetto importante per la qualità del prato donatore è la totale assenza di specie alloctone, ovvero di quelle specie che sono estranee alla nostra flora e che sono giunte nel nostro territorio solo grazie all’intervento diretto, intenzionale o accidentale, dell’uomo. Questa condizione è necessaria per l’ovvio motivo di non favorire ulteriormente la diffusione delle specie invasive attraverso la semina del fiorume. 
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Vari ricercatori hanno proposto indici di qualità da attribuire ai prati, attribuendo alle specie un punteggio positivo o negativo a seconda degli aspetti considerati. In Lombardia viene attualmente utilizzato un indice di qualità messo a punto dai ricercatori dell’Università degli Studi dell’Insubria. ​
La qualità di un prato donatore non è necessariamente costante nel tempo, ma può migliorare o peggiorare ad esempio per l’ingresso spontaneo di nuove specie, modifiche nelle modalità di gestione (irrigazione, concimazione, disturbo, ecc.), cambiamenti climatici. La qualità di un prato donatore può anche essere migliorata attivamente, attraverso la semina o la messa a dimora specie di pregio, ovvero specie autoctone proprie della vegetazione e del territorio considerati. 

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