La posticipazione dello sfalcio dei prati legata alla produzione di fiorume ha effetti positivi sulla biodiversità
Per garantire la produzione di fiorume di qualità è necessario posticipare lo sfalcio dei prati, per massimizzare la raccolta di semi maturi. Questo accorgimento ha effetti benefici sulla biodiversità degli ecosistemi, tanto che in alcuni stati europei la posticipazione dello sfalcio in determinati territori, è agevolata da contributi economici. In generale questo accorgimento gestionale relativo al momento del taglio e/o dell’avvio del pascolo favorisce le componenti ecosistemiche di piante, uccelli e invertebrati (Sutherland et al., 2015). Gli studi effettuati dimostrano ad esempio che la posticipazione della data del primo sfalcio, ovvero proprio quello in corrispondenza del quale si procede alla raccolta del fiorume, ha un effetto positivo sul numero di specie di invertebrati presenti nell’habitat (Humbert et al., 2012). Analogamente Sjödin (2007) ha rilevato che un maggior numero di specie di insetti e di individui per specie visita i prati con gestione posticipata, semplicemente in relazione alla maggior abbondanza di fiori maturi in essi presenti. Per quanto riguarda gli uccelli, uno studio del Britannico (DEFRA, 2010) ha dimostrato che il ritardo nello sfalcio dei prati aumenta la produttività delle popolazioni di allodole (Alauda arvensis), riducendone al contempo il tasso di abbandono del nido e della covata; allo stesso modo in Olanda il ritardo nello sfalcio ha portato nei trampolieri ad un significativo aumento nella densità di accoppiamento rispetto a prati con sfalcio tradizionale (Verhulst et al. 2007). Relativamente alle specie vegetali, Younger & Smith (1994) hanno mostrato che il ritardo del taglio dei prati da fieno ad alta biodiversità, induce un incremento della biodiversità specifica, mentre ulteriori studi hanno mostrato come questo accorgimento gestionale possa risultare in maggiori densità delle specie più rare (Neve et al. 1996). Abbastanza ovvio è infine l’effetto positivo della posticipazione del taglio sulla rinnovazione della componente vegetale, con un maggior numero di specie in grado di portare a compimento il ciclo riproduttivo e la disseminazione, anche quando la maggior parte della semente viene raccolta per scopi produttivi (v. ad es. Smith et al., 1996). |