Fiorume
I nostri nonni sapevano che la parte più fine del fieno è molto ricca di semi e che questi semi, che si depositano sul pavimento dei fienili, possono essere utilizzati per creare nuovi prati o migliorare quelli esistenti. La descrizione di questa antica pratica si ritrova anche in vari testi e trattati di agronomia almeno a partire dal 1600.
Il conseguente mantenimento di elevati livelli di biodiversità naturale anche a livello genetico, assicura notevoli capacità di adattamento e resistenza agli stress da parte sia delle specie che degli ecosistemi, garantendone la sopravvivenza a lungo termine. Per queste ragioni il fiorume è una risorsa importante per le opere di ingegneria naturalistica e per tutti i lavori che comportano inerbimenti estensivi (creazione di prati e pascoli, protezione dei versanti, recupero di cave, bordi stradali, piste da sci etc).
Anche la normativa più recente ha riconosciuto il fiorume come prodotto di pregio per gli interventi ambientali. In particolare, la Direttiva 2010/60/UE, recepita in Italia con il D.Lgs. n. 148/2012, prevede specificamente due tipologie di miscugli per la preservazione dell’ambiente naturale:
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