L’impiego di fiorume permette di creare o ripristinare habitat prativi di pregio
La produzione e l’utilizzo del fiorume presuppone la conoscenza delle vegetazioni tipiche delle zone di intervento. Pertanto, una volta esaminato il sito di inerbimento, un passaggio indispensabile consiste nella individuazione del prato donatore più adatto. Al di là degli aspetti prettamente tecnici (copertura del suolo, controllo dell’erosione, resistenza a sollecitazioni e disturbo, ecc.), l’obiettivo resta quello di consentire l’instaurarsi della comunità erbacea tipica, ovvero di quella che sarebbe naturalmente presente nella zona considerate le sue caratteristiche floristiche, ecologiche e biogeografiche. Per questo motivo un’attenta produzione dei miscugli di sementi permette di “moltiplicare” i prati, che con il tempo si arricchiscono spontaneamente delle varie componenti dell’ecosistema che la semente da sola non può portare. La pianificazione dell’inerbimento, con particolare riguardo alla scelta dei prati donatori, sembra garantirne il successo, anche quando la composizione floristica del nuovo prato non raggiunge pienamente l’obiettivo originario, ma porta all'evoluzione di una situazione alternativa, nella quale le funzioni ecologiche si sono comunque ristabilite ed è in atto un corretto funzionamento dell’ecosistema (Caccianiga, 2016). L’impiego del fiorume e più in generale dei cosiddetti “miscugli per la preservazione dell’ambiente”, rappresenta quindi il metodo migliore per la creazione o il ripristino degli habitat prativi e in particolare di quelli ad alta biodiversità. Dati di letteratura evidenziano ad esempio che la ricchezza in specie vegetali e di Coleotteri sono significativamente maggiori nei prati ripristinati su aree agricole mediante semina di semi autoctoni raccolti da prati donatori locali o di erba verde (Woodcock et al., 2008), rispetto ad altri metodi di recupero. Inoltre è stato osservato che semi e/o fiorume raccolti da prati donatori giovani (ad es. ca. 3 anni) originati essi stessi da corretti interventi di rinaturazione, possono portare alla formazione di nuovi prati con un numero di specie vegetali sufficiente per la sopravvivenza di alte densità di farfalle e altri impollinatori (Twiston-Davies et al., 2014). |