Macchinari e prototipi per la raccolta di fiorume
La filiera di produzione del fiorume viene avviata a partire dalla scelta del prato donatore che richiede innanzitutto un’analisi dal punto di vista botanico e floristico; deve anche essere accessibile ai macchinari per la raccolta e avere modalità di gestione note e continuative. Una volta individuato il momento di massima maturazione delle specie guida, cioè quelle che costituiranno la massa principale della semente prodotta, il fiorume viene raccolto con speciali macchine (in inglese brush harvester o seed stripper), portate a mano o, più comunemente, trainate da un trattore, un motocoltivatore, un quad o mezzi analoghi. A differenza della classica mietitrebbia, che taglia l’erba, queste macchine “spazzolano” l’apice degli steli delle piante e quindi raccolgono in un apposito cassone il seme ben maturo. La rotazione della spazzola crea inoltre un flusso d’aria che permette l’aspirazione dei semi più piccoli, garantendo la raccolta sia dei semi più grossolani e pesanti sia di quelli con pezzatura inferiore, assicurando in ultima analisi un’elevata ricchezza in specie del miscuglio finale. Il fatto che l’erba non venga tagliata è importante, perché significa che dopo la raccolta del fiorume si potrà comunque pascolare oppure raccogliere il fieno nello stesso prato: la raccolta del fiorume non è quindi una alternativa all’attuale uso agricolo dei prati e dei pascoli, ma piuttosto una modalità interessante di integrazione del reddito.
Nelle schede che seguono, accessibili cliccando sul nome dei modelli, vengono descritte le macchine attualmente in uso in Lombardia, inclusi alcuni interessanti prototipi realizzati negli ultimi anni anche specificamente per il territorio montano. Sul mercato sono presenti anche macchine aspiratrici che possono essere utilizzate per la raccolta dei semi: non risulta tuttavia che queste siano mai state utilizzate nella nostra regione.
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